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martedì 3 novembre 2015

Recensione: Io che non vivo senza te di Laura Wiess




     
     Rowan Areno ha solo sedici anni, ma la vita l’ha già messa a dura prova. Solo pochi mesi fa era una normale ragazzina, che amava ridere e divertirsi con le amiche, poi suo padre – il suo forte, infallibile papà – si è suicidato, lasciando a lei e sua madre solo un mucchio di domande destinate a rimanere senza risposta. Sono passati alcuni mesi ormai da quel terribile giorno di maggio, ma Rowan non è ancora riuscita a fare davvero i conti con il trauma della perdita. Non capisce come suo padre abbia potuto scegliere di abbandonarla, come abbia potuto compiere un gesto così estremo. Rowan è a pezzi, ma proprio quando ormai ha perso la speranza, ritrova Eli, un ragazzo con cui aveva condiviso un’unica, magica serata prima che la sua vita andasse in rovina. Anche lui è stato ferito, anche lui ha perso qualcuno che amava. Rowan ed Eli insieme, tenendosi per mano, forse possono cercare di resistere, di rialzare la testa, di dare un senso al passato e lasciarselo alle spalle...

   
Recensione

"Cresciamo con la convinzione che alle persone buone non succeda mai niente di brutto... ma non è sempre così.
Le cose brutte capitano. La gente cambia."

     Che dire? Oramai penso sappiate che non leggo MAI le trame dei libri per "terrore da spoiler" e quindi ho iniziato a leggerlo desumendo dal titolo che mi sarei trovata innanzi ad un libro narrante una perdita, ma una provvisoria, una storia che finisce, un allontanamento... di certo non avrei mai pensato ad un libro così profondo e doloroso anche da leggere.
     La perdita in questione che deve affrontare la nostra protagonista Rowan è quella di suo padre che ha deciso di porre fine ai suoi giorni suicidandosi. Un dolore immane che sembra impossibile da poter affrontare, perché dolori così grandi ti accompagnano sempre e per sempre e nulla è nessuno potrà mai riempire quel vuoto che una persona così importante ti lascia dentro. Un dolore che solamente chi lo ha provato può capire, che nessuna frase "standard" di conforto può aiutarti a superare, perché la forza la puoi attingere solo dentro di te, nei tuoi tempi e nelle tue modalità. 
     Rowan cerca di riemergere dall'abisso tentando di affrontare le cinque fasi di elaborazione del lutto (Negazione/Rifiuto, Rabbia, Negoziazione, Depressione, Accettazione) con l'aiuto di un diario rivolto a suo padre e va a toccare così corde del suo dolore così forti da far ancora più male. Scrive e parla a lui, a l'unico che possiede le risposte e nello stesso tempo ed il solo che non può dargliele.
     Al dolore del suo lutto va aggiunto quello di sua madre, rimasta così all'improvviso senza il suo compagno, il suo sostegno, il suo mondo. Una madre che deve metter insieme i cocci della sua vita ed aiutare anche sua figlia a farlo, due modi molto diversi di vivere il lutto e di tentare di reagire ad esso.
     La storia d'amore c'è, ma non è la tipica storia d'amore dei romanzi, poiché in questo è solo un contorno, ma di certo non ha nulla di meno delle plateali storie d'amore dei romanzi, anzi la profondità di questo è bella perché non viene sbattuta ai quattro venti ma latente, paziente e profonda.
     Anche l'amicizia fa la sua parte, "non tutto ciò che appare è ciò che è", è una mia frase che uso per rappresentare le apparenze, in questo caso di due amicizie quella con Nadia e quella con Eva, entrambe amicizie che solo quando vivi un vero dolore riesci a distinguere. Perché è vero come la luce del sole che i veri amici li riconosci durante le fasi buie della tua vita!

"Non ti serve avere subito tutte le risposte. 
Non ti preoccupare arriveranno. 
Tutto quello che devi fare è continuare a respirare e 
tutto si sistemerà, in qualche modo. 
Devi solo continuare a respirare."


Canzoni citate nel libro:

My last breath - Evanescence

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